Pubblicato da: thinkingbox | 19 ottobre 2012

Cosa ci fa un programmatore pastore anglicano in mezzo alla prateria?

Questa settimana SP ha iniziato a lavorare da noi. La sua storia e’ veramente bislacca e interessante:

  • Ha iniziato una carriera da ricercatore universitario nel mondo del software negli anni ’90
  • All’inizio del nuovo millennio ha lasciato l’accademia per fare il programmatore
  • Dopo 3 anni e’ entrato in crisi e ha occupato un’oscura posizione burocratica legata al bilinguismo presso un’organizzazione sanitaria
  • In parallelo e’ tornato all’universita’, ma questa volta studi teologici
  • Dal 2007 ad oggi ha fatto il pastore anglicano in un paesino sperduto in mezzo al Saskatchewan, a 4 ore di macchina dalla citta’ piu’ vicina
  • Dopo 3 anni con la stessa chiesa si e’ rotto, sia della chiesa che del paesino che del Saskatchewan e ha deciso di rimettersi a fare il programmatore a Toronto

Io la trovo una storia fantastica, una capacita’ di rimettersi in gioco senza fine. Credo che molto pesi il fatto che 14 mesi fa e’ nata una bambina e che forse SP e moglie non vedevano grandi sbocchi per lei nella vita che stava facendo, ma gia’ dai primi discorsi carpiti a pranzo sembra chiaro che ormai il paesino stava stretto anche a mamma e papa’.

Non e’ la prima storia di questo tipo che sento da queste parti. Il mio vecchio padrone di casa, ad esempio, gia’ cinquantenne e analista finanziario con una posizione relativamente agiata, un giorno si stufa, si licenzia, torna all’universita’ per 2 anni a fare landscaping e cambia completamente carriera. Una cosa del genere sarebbe completamente inimmaginabile in Italia, non solo adesso, ma anche in tempi in cui di crisi ce n’era un decimo.

Che cosa rende tutto cio’ possibile qui e impossibile li’?


Risposte

  1. […] Riporto un commento che ho ricevuto in forma piu’ o meno privata al mio post precedente: […]


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